L. ROSSETTI - INTRODUZIONE ALLA FILOSOFIA ANTICA (1998)


Atetèsi

Gr. ¢q»thsij [athétesis] (da t…qhmi [títhemi], «porre», più alpha privativum). Il significato originario, «rimozione» o «cancellazione», in età moderna ha dato luogo a un nuovo uso convenzionale, per cui il termine viene riferito alla contestazione della presunta paternità di uno scritto. «Atetizzare» l’Alcibiade Minore significa perciò negare che quel dialogo sia opera di Platone. Il termine viene per lo più usato in relazione alle opinioni emesse da intellettuali antichi (ad es. Panezio) quando affermano che una certa opera, comunemente attribuita a un dato autore, dovrebbe essere spuria, più raramente in relazione alle risultanze della filologia contemporanea. Fa invece parte, ormai, di un remoto passato il ricorso al verbo «atetizzare» per indicare la decisione (del filologo) di espungere parole o più ampi brani — che si presume siano interpolati — dal testo di cui si dà l’edizione critica.

 


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